L’impotenza funzionale maschile ed il suo trattamento
La prima fase di questa disfunzione è rappresentata dagli accertamenti diagnostici che vedono l’intervento di competenze specialistiche differenti come l’urologo, l’endocrinologo, il neurologo, lo psichiatra, etc. Questo primo momento, infatti, mira ad accertare se sono presenti cause endocrine, con carenze o eccesso di ormoni; neurologiche, provocate da un disturbo dei centri nervosi o vascolari, cioè dipendenti da una malattia delle arterie che portano il sangue ai corpi cavernosi del pene.
In linea di massima lo stress è la causa psicogena più frequente del deficit erettivo funzionale. L’eccessivo impegno sul lavoro, l’affaticamento fisico, i conflitti ambientali o coniugali persistenti rappresentano le cause più comuni di disfunzione erettile funzionale maschile.
È frequente che componenti emotive ed affettive con un potenziale di reversibilità, ma momentaneamente nocive, possano simulare danni organici e peggiorare situazioni da cui derivano disfunzioni organiche, compromettendo temporaneamente la funzione erettiva.
Il monitoraggio della tumescenza notturna del pene e delle erezioni durante la fase REM del sonno è il modo più semplice per porre diagnosi differenziale nell’impotenza sessuale.
A volte, invece, è necessario ricorrere a esami più mirati come una FIC a dosi scalari e con farmaci differenti, il cui esito, unito al risultato della velocimetria doppler, consente di comprendere se bisogna procedere verso ulteriori esami, come l’ecocolordoppler, l’arteriografia pelvica selettiva o la biopsia del tessuto cavernoso.
Nell’impotenza psicogena il primo intervento consiste nella rassicurazione del paziente, soffermandosi sull’ansia da prestazione che molto spesso affligge questi soggetti, i quali polarizzano la loro attenzione sul fallimento dell’atto sessuale.
Si interviene massicciamente con interventi psicoterapici volti a modificare il significato dell’evento negativo e a migliorare le capacità del paziente nel contrastare i fattori di vulnerabilità che lo favoriscono: si ricorre all’utilizzo nelle terapie cognitivo-comportamentali del biofeedback, come tecnica moderna e scientificamente corretta di rilassamento, che favorisce il controllo emozionale, la capacità di modulazione dell’eccitazione e di ascolto delle sensazioni corporee. Le terapie comportamentali riabilitative hanno lo scopo di ridurre l’ipertono e la rigidità muscolare, di far focalizzare l’attenzione sull’area genitale e sulle sensazioni di piacere, di migliorare quegli atteggiamenti che inducono sensazioni, le quali coordinano una migliore funzione sessuale, condizione che incrementa l’autostima e accresce la fiducia nella capacità di recupero.
Nella fase iniziale si utilizzano anche dei farmaci come gli SSRI che si rivelano utili sia perché ci aiutano ad eliminare tracce depressive migliorando l’autostima del paziente sia perché ritardano l’eiaculazione come loro effetto collaterale, che in questo caso risulta estremamente utile, poiché li supportano nel mantenere l’erezione per un tempo più lungo. Man mano che si procede in psicoterapia i farmaci vengono totalmente eliminati senza alcun risentimento da parte del paziente e continuando a mantenere la performance raggiunta.
Questo dato lo sottolineiamo perché un problema di impotenza funzionale è una questione di tipo globale, mentale e pulsionale, per cui sarebbe banale pensare di poterla risolvere con un intervento periferico di tipo farmacologico.
I soggetti con impotenza psicogena provano difficoltà ogni qual volta affrontano una nuova esperienza; ciò si verifica quando si instaura un circolo vizioso di ansia e attesa in seguito all’insuccesso con una partner aggressiva in individui per pregressi avvenimenti sessuali personali vissuti con senso di colpa. L’associazione tra sesso e colpa si accompagna in questi casi a ignoranza di fatti, a pregiudizi pseudoscientifici e a risonanze repressive e moralistiche della società.
Non esistono prove che un orgasmo ottenuto con il coito interrotto sia dannoso, purchè ad esso non si colleghino sentimenti di colpa e stati ansiosi secondari. In questo caso si manifesta un senso di insicurezza che spinge l’individuo a verificare le proprie capacità con continui tentativi che hanno il fine ultimo di ristabilire l’autostima. Poiché queste esperienze si accompagnano al timore dell’insuccesso, l’eccessiva carica emotiva provoca impotenza.
Da un punto di vista epidemiologico si è visto che in Italia il 10/12 % della popolazione maschile tra i 18 e i 60 anni soffre di impotenza almeno saltuariamente e che tale percentuale sia negli ultimi anni in costante crescita, il che comporta un progressivo incremento delle richieste di consulenza per turbe dell’attività sessuale.
Alla base di questo fenomeno stanno la migliore conoscenza da parte della popolazione delle problematiche riguardanti il sesso e la riproduzione, l’aumento della vita media, le modificazioni ambientali e comportamentali che possono influire sull’attività sessuale e anche l’affinamento delle metodiche di indagine oltre che dei metodi di cura.
Il setting psicoterapico di successo è quello cognitivo-comportamentale che concilia la competenza organica con la capacità di introspezione del soggetto.
È necessario che lo psicoterapeuta abbia una formazione psicoterapica specifica, ottime conoscenze nettamente mediche e organicistiche, rigore metodologico e capacità di interfacciarsi con altri specialisti se necessario, affinché il paziente abbia la gradevole sensazione di essere seguito da un’équipe armoniosa, in cui si effettua un lavoro terapeutico e diagnostico integrato e non frammentario.
Nei casi di coppia stabile per la buona riuscita del caso importante è il coinvolgimento e la collaborazione della partner. Infatti, la probabilità di drop-out è aumentata dall’accompagnarsi ad una persona che non ama il soggetto trattato e, di conseguenza, o non partecipa o non è in grado di trasmettere emozioni positive fondamentalmente perché non ne prova. Questo, tuttavia, non significa compromissione assoluta della terapia e fallimento: spesso un bravo terapeuta può essere in grado di ribaltare questo dato in un’autentica presa di coscienza dello stato dell’arte della coppia da parte del paziente e dei provvedimenti da prendere per superare delle difficoltà magari legate ad una realtà emotiva oramai compromessa.
Giacoma Cultrera
L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.