Le psicosi puerperali
I disturbi puerperali hanno una particolare importanza nelle valutazioni psicologiche proprio perché sono collegati ad un evento di grande impatto nella vita del soggetto come la nascita di un figlio, che ha forti implicazioni psicosociali accanto ai notevoli cambiamenti sul piano biologico.
Nella vita di una donna esistono parecchi eventi caratterizzati da profondi cambiamenti ormonali, ad esempio la pubertà, la gravidanza, il puerperio, la menopausa. Il puerperio è il periodo che più frequentemente è associato a disturbi mentali che sono lievi e transitori in un’elevata percentuale di donne, ma che possono essere particolarmente gravi in un buon numero di casi. Sicuramente i disturbi mentali puerperali offrono un’occasione di ricerca psicosomatica, che forse in futuro ci permetterà di fare diagnosi integrate tra gli aspetti biologici e quelli legati ad elementi psicologici e sociali.
La nascita di un figlio è un evento molto complesso che implica forti modifiche biologiche, sociali e psicologiche. Allo stesso modo induce una crisi individuale perché tutto cambia nell’assetto di vita e il soggetto deve possedere ottime capacità di problem solving sia per l’adattamento psicologico che per la riorganizzazione delle relazioni di coppia ed interpersonali. Le manifestazioni psicopatologiche possono variare dagli stati confusionali, al disturbo post-traumatico da stress, alla depressione post-partum ed alle psicosi puerperali. Naturalmente gioca un ruolo importante e dominante l’informazione di chi è vicino alla puerpera, perché il ricorso allo psichiatra-psicoterapeuta in questi casi è fondamentale per risolvere i disturbi quanto più precocemente è possibile. Purtroppo, le donne anziane del gruppo che circonda la puerpera spesso palesano antichi retaggi, sconoscono le moderne terapie e bloccano questi interventi sino a quando non si arriva a gravità notevoli.
In quest’articolo desidero occuparmi della psicosi puerperale, la cui eziopatogenesi è piuttosto complessa in quanto connessa alle modifiche organiche della gravidanza e dell’allattamento, a fattori genetici così come ai vissuti legati all’ambiente di vita, alla riorganizzazione psicologica che il soggetto è chiamato a mettere in atto e anche alla possibile riattivazione di antiche conflittualità inconsce legate alla maternità.
Nelle primipare il rischio di psicosi puerperale è più elevato rispetto alle multipare. La presenza di disturbi psichici nella storia di vita della donna, soprattutto i disturbi affettivi, rappresenta un forte fattore predittivo. Un quadro schizofrenico, anche se può aggravarsi nel puerperio, è relativamente meno importante poiché tende ad allontanare la donna dalla maternità.
La psicosi puerperale, secondo gli studiosi, sembra più collegata alle caratteristiche familiari e personali della donna, al rapporto di accudimento che ha vissuto con i genitori, ai conseguenti aspetti di personalità che ha strutturato e anche alle condizioni del neonato. Quella della madre in questi casi è una fuga innanzi alla riorganizzazione psicologica che comporta l’accudimento del nascituro.
L’esordio di questi quadri diagnostici è generalmente acuto e incide per lo 0.1%. La sintomatologia si manifesta entro le prime due settimane dal parto ed è rappresentata da mania o depressione o ancora da forme miste; il delirio può essere congruo al tono dell’umore o non esserlo, ci sono allucinazioni, perplessità, incoerenza ideativa, disorganizzazione del comportamento, disorientamento e confusione mentale. I contenuti del delirio sono generalmente connessi all’esperienza della maternità e riguardano la vita e la salute del bambino, che queste madri vedono definitivamente compromesse per causa loro, ma possono riguardare l’appartenenza del neonato che la donna ritiene essere stato “scambiato” con un altro non suo, oppure ci possono essere i deliri di negazione dell’esistenza stessa del figlio e della maternità.
L’elemento confusionale iniziale viene considerato come fattore tipico delle forme affettive ed un sintomo caratteristico delle forme deliranti allucinatorie con disorganizzazione transitoria della coscienza che identifica le psicosi puerperali stesse.
La prognosi è generalmente buona, perché le psicosi puerperali sono curabili ed hanno un esito migliore rispetto ad altre forme di psicosi. Tendono a recidivare in occasione di altre maternità, ma questo è un dato molto variabile perché dipende da come vengono curate, dalla capacità di auto-osservazione che queste donne sviluppano in psicoterapia e dalla consapevolezza di tenersi sotto controllo soprattutto in rapporto all’evento della maternità.
La terapia delle psicosi puerperali richiede interventi medici, psicoterapici e di assistenza articolati in modo diverso a seconda del quadro clinico e della gravità della sintomatologia. L’uso dei farmaci viene adattato ai sintomi che la paziente manifesta al fine di ridurre nel più breve tempo possibile le caratteristiche cliniche presenti nel quadro clinico.
Oltre agli interventi di tipo biologico è fondamentale in queste pazienti l’applicazione di un trattamento psicoterapico che le aiuti ad elaborare adeguatamente gli elementi che hanno determinato la crisi. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è di grande aiuto sia nella riorganizzazione della vita della paziente e dell’ambiente circonstante che nell’analisi della storia di sviluppo con particolare messa a fuoco del rapporto di accudimento e della relazione che ha intessuto con le figure genitoriali. In corso di terapia si affrontano i problemi relativi al bambino e alle difficoltà del ruolo materno, cioè i rapporti con la famiglia di origine, la relazione con il partner, la percezione di sé come madre.
L’elaborazione delle difficoltà palesate, lo sviluppo di maggiori capacità di coping, l’autoconsapevolezza dei propri problemi con la possibilità di migliorare tali aspetti e diminuire progressivamente la terapia farmacologica fanno acquisire alla paziente una sicurezza nella gestione di sé. Tutto ciò ovviamente avviene in una cornice di sicurezza, quale è il setting, e con la certezza di non essere più soli nell’affrontare salti esistenziali complessi quale è quello di diventare madre.
Giacoma Cultrera
L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.