La Menopausa
La menopausa rappresenta una fase fisiologica della vita della donna caratterizzata da tutta una serie di modificazioni fisiologiche e psichiche che portano alla fine della capacità riproduttiva. Il segno più evidente ma non l’unico, conosciuto dal sesso femminile come elemento nefasto dalla notte dei tempi, è la scomparsa del ciclo mestruale.
La sua manifestazione nel corso della vita della donna è molto variabile come età ed è legata ad una moltitudine di fattori come l’etnia, la familiarità, la nutrizione e anche i fattori sociali. Sicuramente nei Paesi sviluppati il miglioramento delle condizioni di sopravvivenza ha allungato la vita media del sesso femminile e con essa la comparsa e la maggiore convivenza, in genere circa 1/3 della loro vita, con la menopausa.
Dal punto di vista medico dobbiamo distinguere il climaterio, rappresentato da quel lungo periodo che va dalla piena funzione riproduttiva alla sua perdita; dalla menopausa che, invece, indica la completa cessazione del flusso mestruale e che al momento si verifica intorno ad un’età media di 51 anni. A quest’ultima fa seguito un periodo della durata circa di 5-6 anni, chiamato post-menopausa, durante il quale si esaurisce la risposta ovarica alla stimolazione delle gonadotropine e si assiste alla loro diminuzione, condizione che inevitabilmente si accompagna ad un graduale invecchiamento.
In realtà la produzione di steroidi ovarici comincia a diminuire lentamente già nei 5 anni che precedono la menopausa, anche se non tutti sono concordi su questo dato. Decrescono progressivamente anche i livelli plasmatici degli estrogeni, dell’estrone e dell’estradiolo. L’ovaio in post-menopausa continua a produrre piccole quantità di ormoni steroidei. Rimangono invariati i livelli di testosterone, progesterone e cortisolo, perché la loro produzione è legata anche al surrene.
La cessata attività dell’ovaio ha un riverbero inevitabile sulla secrezione delle gonadotropine ipofisarie, cioè FSH e LH. Se un risentimento più diretto si riscontra su LH, questo non avviene per FSH, probabilmente sia per la lunga emivita dell’ormone sia perché come per altri ormoni antero-ipofisari (ACTH) non subiscono variazioni con la menopausa.
Se questi sono solo alcuni aspetti organici, la cui conoscenza è di fondamentale importanza per comprendere meglio alcuni disturbi neurovegetativi e psicologici che una donna può sviluppare in questo periodo; tuttavia non dimentichiamo che negli ultimi 50 anni l’identità femminile si è arricchita, accanto agli aspetti tradizionali della seduzione e maternità, anche dell’uso dell’intelligenza come strumento di realizzazione in famiglia e nel sociale. Accanto all’allungamento della vita media, alla sicurezza dei metodi contraccettivi, al miglioramento delle condizioni socio-economiche la possibilità di realizzare le proprie capacità intellettuali ha provocato una non perfetta adesione fra ciclo biologico e ciclo sociale della vita. Questo lo cogliamo, dal punto di vista sociologico, con un forte allungamento del periodo adolescenziale, un ritardo lento e progressivo della prima maternità e con lo spostamento della terza età di almeno 20 anni rispetto alla menopausa.
Prima l’identità della donna era fondata quasi esclusivamente sul modello materno, di conseguenza, la sua ristrutturazione nella menopausa poteva avvenire solo attraverso il continuo investimento sui figli fino ai nipoti, creando un’asse affettivo transgenerazionale che si realizzava con la famiglia allargata, la quale inglobava e integrava anche l’eventuale presenza di donne nubili senza figli.
Oggi nella nostra società la donna ricopre un ruolo più attivo, per cui la menopausa tende a non essere vissuta più come un processo patologico e si sta modificando questa prospettiva involutiva.
Il quadro clinico della menopausa è caratterizzato da uno squilibrio del sistema nervoso autonomo che genera sintomi del tipo vampate, sudorazioni, palpitazioni; dalla instabilità emotiva, la quale provoca cefalea, insonnia, cambiamenti d’umore, depressione, frigidità, ansia e dalle conseguenze delle modificazioni metaboliche, che inducono vagina senile, atrofia della cute e delle mucose, atrofia delle mammelle, osteoporosi, artropatia degenerativa.
Tuttavia, va tenuto presente che i sintomi derivano dalla interazione delle diverse componenti genetiche con una variabilità che dipende dal soggetto e dalle condizioni ambientali in cui si manifesta la sintomatologia. L’ambiente culturale e, quindi, la componente psichica e la sua influenza hanno un peso enorme sulla manifestazione dei sintomi e sul modo di viverli e superarli.
Il problema clinico più consistente è rappresentato dalla manifestazione in menopausa di una forma depressiva spesso non compresa, che sembra essere molto diffusa ma che risulta difficile da documentare clinicamente.
Certo è che la menopausa è stata in passato ingiustamente accusata sul piano patogenetico di eccessive responsabilità “psichiatriche”, attribuendo alle modificazioni biologiche di questo periodo un ruolo causale eccessivo rispetto ai sintomi psichici che possono manifestarsi.
Tenendo presenti i molteplici fattori di cambiamento è una realtà documentata che ogni soggetto mette in atto reazioni molto individuali al problema, modulate dalle caratteristiche della sua personalità.
I ginecologi, oggi, ricorrono spesso all’uso della terapia estrogenica sostitutiva spesso per via transdermica. Non sempre questa è utilizzabile soprattutto dove ci sono stati precedenti di deliri psicotici di una certa importanza, perché può avere riverberi sulla psiche con conseguenze non piacevoli, così come non è utilizzabile in alcune forme di cancro estrogeno-dipendenti, per cui è importante valutare caso per caso e non propinare facili soluzioni.
Dal punto di visto dello psicoterapeuta un elemento che mi ritrovo ad osservare con frequenza è che la manifestazione dei sintomi dipende molto dall’impostazione mentale della donna e da quanto si fa influenzare dall’ambiente che la circonda. Una concreta psicoterapia cognitiva che la porta a manifestare le sue ansie e gli stati depressivi con la corretta ricostruzione biologica di ciò che sta avvenendo nell’organismo, a che il tutto venga vissuto in modo naturale così come il menarca, placa atteggiamenti distorti senza ricorrere a terapie farmacologiche, ma al massimo utilizzando qualche tecnica di rilassamento. Questo tipo di lavoro naturalmente ci fa uscire dai nuovi schemi propinati dalla società di un’eterna giovinezza che è un’illusione anche peggiore di certe convinzioni sbagliate. Attraverso l’approccio psicoterapico adeguato donne che ho avuto in terapia hanno gradualmente superato il problema, si sono spenti da sé i sintomi neurovegetativi e hanno riconquistato la loro serenità mentale, comprendendo che ogni stadio della vita va vissuto con spirito esplorativo e con quei nuovi aspetti che riserva non necessariamente negativi, ma che, invece, vanno valorizzati in una nuova dimensione.
Giacoma Cultrera
L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.