La memoria II
Gli studi di rievocazione libere di liste di parole, che contengono un numero di lessemi superiore a quello dello span verbale, tendono a dimostrare che esistono a livello mentale due magazzini di memoria, uno per quella a breve termine e l’altro per quella a lungo termine. In queste prove vengono presentate al soggetto una serie di parole senza alcuna correlazione reciproca ed il compito dell’esaminato consiste nel doverle ripetere, ricordandole, in qualsiasi ordine. Osservazione frequente è che vengono rievocati per primi (recency effect) gli ultimi elementi della lista presentata, dopo, invece, i primi fattori (primacy effect) mostrati ma con una efficienza inferiore alla precedente e, infine, i soggetti rievocano quelli intermedi commettendo errori.
Se, al contrario, dopo la presentazione della lista l’esaminato viene distratto per pochi secondi con un compito non correlato alla rievocazione si nota che nella ripetizione degli elementi dell’elenco l’effetto di recenza scompare, invece permane quello di priorità. L’effetto di recenza viene attribuito a processi intrinseci al magazzino della memoria a breve termine, mentre quello di priorità sembra attribuibile al magazzino della memoria a lungo termine.
Secondo questo meccanismo neuropsicologico i primi elementi verrebbero ricordati, anche dopo un effetto distraente, in quanto sottoposti ad un meccanismo di ripasso o reiterazione, attivo già durante la somministrazione della lista di parole e permetterebbe di accedere all’informazione contenuta nella memoria a lungo termine. Gli ultimi elementi della lista, invece, avrebbero accesso solo alla memoria a breve termine, ma non essendoci possibilità di ripasso la difficoltà è maggiore e anche il margine di errore.
Queste considerazioni portano a realizzare che i processi di elaborazione e ritenzione dell’informazione avvengano in due magazzini separati. Tale separazione è sostenuta, anche, da altre osservazioni: ad esempio, si è visto che la similarità acustica degli elementi da ricordare influenza notevolmente la memoria a breve termine, mentre è la somiglianza semantica che influenza la memoria a lungo termine. Questi esperimenti portano alla conclusione che il primo tipo di memoria contiene materiale codificato principalmente in termini fonologici, la seconda, invece, mantiene soprattutto una codificazione semantica.
Questi studi, tuttavia, non dimostrano in modo inequivocabile se le memorie lavorano in maniera strettamente sequenziale o se ci sia la possibilità di un accesso parallelo alle informazioni dei due contenitori.
Baddeley definisce la memoria a breve termine come working memory, per cui essa sarebbe costituita da un sistema attenzionale (esecutivo centrale) che supervisiona e coordina i sistemi secondari (slave system): il ciclo articolatorio o fonologico, responsabile dell’elaborazione dell’informazione linguistica e il sistema visuo-spaziale (visuo-spatial seratchpad) da cui dipenderebbe l’elaborazione del materiale non verbale. Fondamentale è la funzione del sistema fonologico in questo meccanismo di memoria; infatti, in base a codeste teorie si ritiene che ci sia un magazzino fonologico servito da un sistema di reiterazione articolatoria. Le tracce mnestiche nel magazzino della memoria a breve termine scompaiono dopo 1 o 2 secondi. Se interviene il processo di reiterazione si può avere il mantenimento della traccia mnemonica per tempi più lunghi, perché l’informazione a quel punto ripassata può entrare nel magazzino fonologico. Invece il materiale uditivo accede con priorità a questo sistema cerebrale. Questo modello interpretativo neuropsicologico ci permette di spiegare alcuni fenomeni quali: l’effetto di similarità fonologica, l’effetto di lunghezza delle parole, l’effetto di soppressione delle parole e l’effetto di recenza nella curva di posizione seriale.
L’effetto di similarità fonologica consiste nel fatto che elementi simili da un punto di vista uditivo vengono ricordati con maggiore difficoltà rispetto ad altri acusticamente differenti. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che nel sistema fonologico fattori simili vengono codificati in modo analogo e, di conseguenza, la rievocazione implicherà la discriminazione fra tracce mnestiche confondibili.
L’effetto di lunghezza delle parole consiste nel fatto che la rievocazione seriale di lessemi costituiti da poche sillabe è migliore rispetto a quelli che hanno molte sillabe. Inoltre, a parità di numero di sillabe, sono rievocate più facilmente le parole che necessitano di un tempo minore per dovere essere pronunciate. In questo caso la memoria è strettamente connessa al tempo di emissione del suono e, quindi, di pronuncia della sillaba. Lo span della working memory è costituito dal numero di elementi che possono essere pronunciati in 2 secondi. Di conseguenza, si pensa che ci sia una relazione stretta tra la lunghezza delle parole, il tempo richiesto per la pronuncia e il processo di memorizzazione.
L’effetto di soppressione articolatoria consiste nella compromissione della traccia mnestica se, ad esempio durante un compito di span verbale, si chiede al soggetto di pronunciare dei suoni irrilevanti come “la, la, la”. La diminuzione della performance sarebbe dovuta al fatto che il concomitante compito articolatorio, cioè la pronuncia dei suoni sopra citati, compromette la possibilità del ripasso articolatorio del ciclo fonologico a che venga fissata la traccia rilevante. Praticamente l’articolazione di elementi irrilevanti occupa il sistema procedurale, impedendo la fissazione del materiale inviato al magazzino fonologico o per codificare il materiale visivo in codice fonologico. Lo span diminuisce sia che la presentazione sia uditiva che visiva.
Questo avviene perché, secondo il modello del ciclo fonologico come già spiegato nel video sul linguaggio, il ripasso articolatorio è indispensabile per trasferire il materiale verbale presentato visivamente al magazzino fonologico, mentre quello presentato attraverso il canale acustico ha accesso diretto al sistema.
L’effetto di recenza della curva di posizione seriale sembra attribuibile alla componente del magazzino fonologico del ciclo articolatorio. Infatti, si è visto che quando nella curva di posizione seriale vengono commessi errori di tipo fonologico, questi tendono a raggrupparsi nell’ultima porzione della curva. Invece, non pare essere collegato al ripasso subvocale, perché la soppressione articolatoria si pensa che non influenzi l’effetto di recenza. In modo diverso lo span di memoria per i numeri è seriamente compromesso dalla soppressione articolatoria, condizione che suggerisce una forte dipendenza dello span dal ripasso subvocale.
Il modello della memoria di lavoro prevede una separazione tra memoria di lavoro verbale e memoria di lavoro visuo-spaziale. Questa distinzione è stata fatta, perché si è visto che la soppressione articolatoria compromette notevolmente i test di memoria a breve termine, mentre lascia intatta la capacità di eseguire test legati alla memoria visuo-spaziale. Al contrario compiti visuo-spaziali compromettono la prestazione nel test di memoria a breve termine non verbale, mentre non hanno alcun effetto sui compiti verbali.
È stato ipotizzato che l’architettura cognitiva della memoria visuo-spaziale sia simile a quella del ciclo fonologico della memoria di lavoro verbale. Praticamente si registra che, se si chiede al soggetto di memorizzare immagini visivamente simili, la performance è nettamente peggiore rispetto a quando le figure presentate sono fisicamente molto diverse.
Questo dato, insieme all’effetto di recenza nelle rievocazioni visuo-spaziali, confermerebbe l’idea di un sistema di memoria temporanea che si basa su codici non verbali e soprattutto visuo-spaziali, ma suggerirebbe anche una forte analogia di struttura fra memoria di lavoro verbale e memoria di lavoro visuo-spaziale.
Giacoma Cultrera
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