La costruzione del Sè secondo un’interpretazione sistemico-processuale

In quest’articolo si ritorna sulla spiegazione delle teorie sistemico-processuali in rapporto alla formazione del Sè.

Peculiarità fondamentale di un sistema autorganizzato è la strutturazione di una propria identità attraverso una sistematica operazione di differenziazione tra Sé e non Sé.

Sin dalle prime fasi della vita ogni conoscenza di se stessi affonda le proprie radici nella presenza e nella interazione con gli altri. Il looking-glass self è stato dimostrato essere un processo attivo e importante di costruzione del Sé in seguito a degli studi fatti sui primati così come il self-recognition, che consiste nelle tecniche di riconoscimento che usano l’immagine riflessa allo specchio e che tanto è stato utilizzato negli esperimenti sui primati. Gli altri soggetti presenti nel sociale rivestono un ruolo fondamentale in questo processo, perché rappresentano una sorta di “cornice” (Guidano) che rende possibile l’organizzazione delle sensazioni di base, anche di tipo viscero-motorio, in una percezione diche solo così diventa sempre più univoca e demarcata dall’altro in modo che paradossalmente è in tal modo possibile esperire l’unitarietà del Sé.

Scrive Guidano “…lo strutturarsi di una reciproca regolazione dialettica tra sé e gli altri …corrisponde a una vera demarcazione ontologica, che crea l’irriducibile dualità tipica della nostra esperienza sensoriale: la distinzione tra percezione del mondo (senso esterno) e la percezione di sé (senso interno)”.

Questa capacità di esperire noi stessi come soggetti e come oggetti è una sconcertante caratteristica dell’uomo, abbiamo, quindi, l’abilità di percepire simultaneamente un punto di vista soggettivo e uno oggettivo per qualunque esperienza personale.

La conoscenza, di conseguenza, appare come un processo che si dispiega tra due polarità, il Sé e il mondo. I processi di attaccamento e le capacità di autorganizzazione sono fortemente intrecciati tra loro. L’evoluzione dei modelli familiari di attaccamento rappresenta il contesto di comprensione, dove il bambino ricava la capacità di orientare e dirigere i propri obiettivi connessi alle proprietà cognitive emergenti.

Lo sviluppo cognitivo è piuttosto lento, invece i bambini cominciano a sviluppare una conoscenza di sé molto prima della capacità di riflettere su di essa. Il Sé va inteso come un’unità coerente autorganizzata. La conoscenza e i modelli sono una costruzione autoreferenziale, che avviene attraverso la “messa a fuoco per contrasto” e il modeling e questi processi sottendono l’apprendimento. La capacità di elaborare una percezione di sé specifica comporta la capacità di decentrarsi dalla figura di attaccamento e di ricentrarsi su se stesso.

Nelle primissime fasi la sintonia tra il bambino e la figura primaria di attaccamento influenza le basic feelings, come tonalità emotive fondamentali, e l’emergere stesso dei primi schemi emozionali. Nell’infanzia e nella fanciullezza i processi di identificazione sono sempre mediati dal rapporto con le figure di attaccamento, che ancora esercitano un’influenza notevole sulla differenziazione emotiva del fanciullo. Nell’adolescenza e nella prima giovinezza l’emergere dei processi logico-deduttivi sposta i meccanismi di identificazione verso l’interiorizzazione dei valori di vita e l’acquisizione degli assunti metafisici. L’identificazione, comunque, rimane un processo essenzialmente tacito.

La vera “rivoluzione cognitiva” si realizza nell’adolescenza e nella prima giovinezza, in questo caso l’attaccamento allenta i suoi aspetti più prettamente fisici per spostarsi su piani più astratti, anche se mantiene una interdipendenza con i processi di formazione e mantenimento del Sé.

Nascono nuovi tipi di attaccamento, come le relazioni eterosessuali, sentimenti etc…, che rivestono la funzione fondamentale di stabilizzare e confermare il senso del Sé e la visione della realtà ad esso connessa.

I legami affettivi espletano un ruolo molto importante nella stabilizzazione e nel mantenimento dell’identità personale, tanto che si ritiene che le esperienze di perdita e di lutto possano creare un’esperienza di interruzione del senso del Sé e, quindi, dell’identità personale. Va anche considerato che l’elaborazione del lutto raggiunge un suo termine solo quando il soggetto diventa di nuovo capace di riorganizzare il proprio senso di Sé.

Secondo un’ottica sistemico-processuale l’evoluzione temporale del processo di attaccamento va considerato come un meccanismo autoreferenziale che è finalizzato al mantenimento della coerenza sistemica attraverso la costruzione di esperienze nuove ma finalizzate alla stabilizzazione del senso del Sé e del mondo che il soggetto è in grado di esplorare.

Il mantenimento della identità personale è molto influenzato dall’equilibrio dinamico che il soggetto è stato in grado di costruire con la sua rete di relazioni.

Le emozioni più intense e disgreganti che si esperiscono nel ciclo di vita sono quelle che si producono nel corso della formazione, del mantenimento e della rottura di questi rapporti.

La maggior parte degli eventi critici sono in relazione con la perdita di legami significativi o con la loro modificazione in modo irreversibile.

In base a quanto detto molti autori sostengono che la “conoscenza di Sé si fonda sulla conoscenza degli altri”, di conseguenza essi giungono alla conclusione che è possibile riconoscere un ruolo sempre più epistemico ai processi di attaccamento.

Da quanto detto si evince che la interazione continua diretta o simbolica con l’esperienza degli altri costituisce il processo di base che trasforma il ciclo temporale di un divenire individuale in un processo incessante e a spirale di assimilazione dell’esperienza personale.

                                         Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

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