La conoscenza umana
Per ogni soggetto il mantenimento dell’identità del Sé è di fondamentale importanza per la sopravvivenza della vita stessa, infatti nel momento in cui il soggetto dovesse per qualche grave motivo andare incontro alla disgregazione del suo senso di “unicità” personale perderebbe al contempo il senso della realtà.
Come ho avuto modo di accennare più volte, soprattutto nei post che trovate sulla piattaforma del sito-web, in base agli studi che convergono nel know-how del Cognitivismo il sistema conoscitivo umano è prioritariamente autopoietico, ciò significa che deve essere visto come una complessità organizzata in senso autoreferenziale, la cui caratteristica principale è la sua capacità di autorganizzazione.
Questa peculiarità è stata considerata “un vincolo evolutivo di base”, quindi da un punto di vista ontologico ciò rende possibile l’elaborazione progressiva dell’identità personale, garantendone l’unicità e contribuendo a creare una continuità storica del soggetto.
Pauli, Schrodinger, Boltzman, Einstein et al., ci hanno insegnato distruggendo le sicurezze del determinismo della fisica precedente che la realtà esterna è caotica, cioè “non oggettivamente ordinata” ma viene attivamente “costruita” (Watzlawich) dalla nostra mente.
Guidano V. scrive “Un sistema autoreferenziale è autonomo perché nel corso del suo divenire temporale subordina ogni possibile trasformazione o cambiamento al mantenimento dell’identità che è stato in grado di costruirsi….le perturbazioni provenienti dall’interazione con il mondo esterno sono trasformate in livelli sempre più complessi e integrati di identità personale e di consapevolezza di sé”.
Quindi, in base a queste considerazioni il sistema per sopravvivere deve essere in grado di adattarsi all’ambiente, ma alla sola condizione possibile di conservare la propria coerenza interna. Partendo da questi assunti le perturbazioni esterne diventano solo acquisizione di livelli informativi per il sistema conoscitivo umano.
Nel corso dell’evoluzione questi sistemi di conoscenza, che poi sono gli esseri umani, essendo unità autonome hanno organizzato i loro livelli informativi secondo un ordine gerarchico per potere garantire al sistema una maggiore plasticità, il cui fine ultimo è il mantenimento della sua individualità. Naturalmente la flessibilità che il sistema è in grado di esibire dipende molto dal modo in cui il controllo viene ad essere distribuito all’interno dei livelli del sistema gerarchico e della loro funzionalità.
In base agli studi di molti scienziati (Werner) sappiamo che la vita è regolata da un “principio di progressione ortogenetica”, ciò significa che per sua natura il sistema si sposta verso livelli sempre più integrati di ordine strutturale e di complessità interna. Per comprendere meglio questo concetto è d’obbligo ricordare che il sistema conoscitivo umano ha un’evoluzione temporale caratterizzata dall’emergere discontinuo di livelli sempre più complessi di consapevolezza di sé. Questo equilibrio dinamico è retto, secondo Prigogine, dal principio “dell’ordine attraverso le fluttuazioni”, ciò significa che quando una fluttuazione tende a superare la soglia di stabilità in corso, lo squilibrio spinge il sistema a ristrutturare i suoi livelli di ordinamento interni.
Il sistema non mantiene mai un equilibrio statico, ci sono bensì continue rotture di equilibrio con la necessità di realizzare frequenti ristrutturazioni per il mantenimento della coerenza sistemica. Non essendo il sistema conoscitivo statico esperisce e crea come condizione di sopravvivenza in un ambiente cangiante e mutevole una contrapposizione tra mantenimento di equilibrio e cambiamento continuo. Il cambiamento rende possibile il mantenimento di un ordine interno ed il raggiungimento di livelli superiori di complessità. Durante tutta l’ontogenesi nell’uomo, secondo Prigogine, si realizza una evoluzione ortogenetica, perché progredisce all’interno di una direzione temporale irreversibile, che sempre secondo questo brillante studioso si tradurrebbe in una rottura della simmetria tra passato e futuro. L’ordine del mondo esterno è una dimensione che noi esperiamo come oggettiva, in realtà è legata ad una costruzione della nostra “mente” ed alla percezione dell’ambiente che abbiamo selezionato nel corso dell’evoluzione. Nasciamo con una sorta di simmetria temporale “virtuale”, perché nell’infanzia, nella fanciullezza domina la dimensione del presente; è solo con l’adolescenza che si verifica una rottura della simmetria tra passato e futuro.
Abbiamo compreso soprattutto attraverso gli studi che provengono dal mondo della scienza primariamente che è la nostra mente ad organizzare la percezione della realtà secondo un principio regolatore di ordine che caratterizza la nostra esperienza fenomenica. Ogni trasformazione nell’esperienza soggettiva del tempo esistenziale struttura una nuova dimensione spazio-temporale e induce cambiamenti di sè e del mondo. Pribram parla di un cervello che costruisce le proprietà mentali, mentre Hayek afferma il “primato dell’astratto”. Il nostro sistema nervoso deve continuamente mettere a confronto il flusso dei dati di entrata con i modelli rappresentativi interni e metterà in atto una ricerca di ordine attraverso il contrasto. L’emergere nel corso dell’evoluzione della coscienza e del pensiero verbale hanno incrementato la complessità e la flessibilità del sistema.
La rottura della simmetria degli emisferi evolutivamente parlando si pensa sia stata indotta dalla pressione imposta dall’emergenza del linguaggio. Con la specializzazione emisferica gli esseri umani hanno raggiunto un decentramento dall’immediatezza dell’esperienza senza precedenti. Naturalmente era inevitabile una riorganizzazione: l’emisfero sinistro si è specializzato in processi analitici come il linguaggio, attività logiche; il destro in processi analogici come l’elaborazione tacita inconscia di informazioni.
Nello sviluppo del soggetto l’elaborazione tacita è indubbiamente quella che si struttura per prima come livello di conoscenza immediata e globale di sé e della realtà.
La complessità e articolazione della conoscenza esplicita è un processo lento e graduale che raggiunge un livello strutturale superiore solo tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della giovinezza. Conoscenza tacita ed esplicita sono due dimensioni indipendenti, ma in costante interazione reciproca. Le emozioni hanno un ruolo primario nella conoscenza.
La modulazione emotiva tacita crea quell’impalcatura di percezioni tacite che seleziona dal vasto campo del flusso esperenziale esterno che il soggetto persegue nella sua interazione con il mondo.
Giacoma Cultrera