Il dispiegamento della personalita’
Ho già avuto modo di spiegare in altri articoli che il rapporto genitore-bambino può essere considerato come uno dei fondamenti cruciali non solo dell’identità del soggetto ma anche dell’attitudine verso sé stessi e la realtà.
Durante i primi due anni di vita, infatti, i processi cognitivi disponibili sono costituiti sostanzialmente da schemi senso-motori integrati con sensazioni di base e rappresentazioni immaginative. L’infante assimila la realtà esterna all’interno di schemi globali e indifferenziati, per cui la considera parte di sé stesso incentrato com’è sulla sua persona. Questa è l’età dominata dallo sviluppo linguistico, tuttavia ipotesi molto accreditate sostengono che esso non costituisce la causa scatenante dell’elaborazione concettuale. In questi primi anni il bambino demarca la sua persona come separata da altre identità fisiche. È dal comportamento dei genitori che l’infante deriva i contorni del suo sé come da uno specchio. Questa percezione non rimane un dato sensoriale statico, bensì dirige gli schemi di autoriconoscimento in corso fino a quando è in grado di percepire sé stesso in modo consono all’immagine riflessa dallo specchio parentale. Il processo di riconoscimento è generalmente raggiunto solo quando il senso di sé viene integrato con il senso di continuità del tempo. Per realizzare il processo di ordinamento autoreferenziale è necessario lo sviluppo di abilità cognitive che mettono il soggetto nella condizione effettuare un’integrazione di tali abilità in configurazioni più complesse e unitarie.
Il senso di affidabilità del mondo e delle altre persone che l’infante sviluppa in questo periodo dipende dall’atmosfera di accettazione incondizionata oltre che dalla protezione e accudimento che i genitori sono in grado di offrirgli. Le informazioni tacite di fondo che il bambino integra permetteranno in futuro di elaborare gli aspetti invarianti su cui poggia la sua personalità. Una relazione con i genitori sicura secondo l’accezione di J. Bowlby rende possibile al bambino di sviluppare un senso del sé stabile in modo progressivo, mentre comincia ad uscire dalla indeterminatezza delle sensazioni percepite diventando sempre più capace di entrare in sintonia con gli aspetti cognitivi e affettivi delle situazioni della sua vita. Comincia a profilarsi la capacità di legare ai processi affettivi elementi percettivi tipici delle situazioni cognitive che ha fatto proprie.
Verso la fine dell’età prescolare il bimbo concettualizza una percezione di sè abbastanza stabile ed è già presente un nucleo organizzativo autoreferenziale in quanto è capace di generare uno specifico senso di sé e anche una serie ordinata di comportamenti ed emozioni. Tra i 4 e i 5 anni effettua una differenziazione tra sé e non sé, per cui comincia a percepirsi come un’entità autonoma e indipendente. Accresce il suo senso di autonomia, mentre le scene nucleari diventano esperienze su cui il bambino può lavorare. L’identità che comincia a percepire la cogliamo non solo nei rapporti affettivi ma anche nell’osservazione dei giochi, nelle fantasie e nelle favole in cui identifica i personaggi preferiti.
La fanciullezza è il periodo in cui emerge il pensiero concreto secondo Piaget, infatti egli diventa più capace di cogliere situazioni in modo articolato e ciò è indice della abilità sviluppata di avere un maggiore distanziamento dall’immediatezza dell’esperienza. In questo periodo operatorio-concreto l’astrazione è rappresentata dalla capacità di integrare uno o più elementi concreti in una situazione complessa. Tale processo raggiunge il suo equilibrio completo intorno agli undici anni. È molto probabile che il bambino selezioni come modello di identificazione il genitore con cui avverte un arousal emotivo qualitativamente maggiore, indipendentemente dalla connotazione positiva o negativa del coinvolgimento. Questo coinvolgimento è controbilanciato da altri rapporti emotivi esterni. La coerenza emotiva dei genitori aiuta il fanciullo a strutturare relazioni sociali significative, dall’altra parte la loro coerenza educativa influenza il senso di efficienza e sicurezza di sé che il bambino sviluppa. Nella pubertà l’autostima legata alla femminilità o mascolinità è correlata al genitore dello stesso sesso e alla qualità della loro relazione. Il genitore di sesso opposto ha un ruolo importante nella determinazione del grado di accettabilità del proprio essere maschio o femmina. Atteggiamenti vaghi e indefiniti possono indurre scarsa amabilità e un’autostima fluttuante. Si differenziano tonalità emotive più nette, si delineano meglio i contorni del significato personale, mentre si sviluppano strutture cognitive più organizzate. Ogni perturbazione significativa da origine a pressioni tali da far oscillare molto più rapidamente il senso del sé. L’elemento cardine della fanciullezza è rappresentato dall’assemblaggio degli schemi emozionali di base e dal dispiegarsi del pensiero concreto.
Nell’adolescenza e nella giovinezza l’emergenza dell’astrazione logico-formale è l’elemento dominante. C’è una subordinazione del mondo reale al mondo possibile, l’attenzione va oltre l’immediatezza dell’esperienza, c’è un grande salto a livello psichico: viene acquisito il senso del tempo e la capacità di proiettarsi nel futuro. Si impone un processo di interiorizzazione con riflessione su tematiche di vita astratte e di assiomi filosofico-esistenziali. Le capacità logico-deduttive che si vanno sviluppando permettono tacitamente di adeguarsi ad una visione più reale del mondo e di astrarne unità di conoscenza sovraordinate e integrate in schemi sempre più complessi e coerenti. La messa a fuoco per contrasto (Guidano) rende possibile un’elaborazione esaustiva della realtà, mentre l’influenza dei genitori è ben bilanciata da altri rapporti significativi. Un processo di identificazione adeguato con i genitori esercita un ruolo cruciale nel promuovere un distacco emotivo da essi in modo adeguato, perché l’identificazione permette di mantenere un senso di continuità e unicità personale durante l’intero processo di separazione. Un buon adattamento sentimentale nella giovinezza è il risultato di un’alternanza armonica tra identificazione e separazione dai genitori. Nell’adolescenza il Sé tende a conservare un punto di equilibrio, gli adolescenti sviluppano una dimensione riflessiva della coscienza e di conseguenza un monitoraggio stabile e consapevole di se stessi. La consapevolezza di sé comporta la differenziazione del tempo, percepito come presente, passato e futuro, per cui l’esperienza personale entra in una dimensione storico-temporale irriducibile. Emerge un metapensiero e i due poli adolescenziali diventano 1) il decentramento dal mondo e 2) il ricentramento sul sé. C’è una visione più relativistica della realtà, mentre per riuscire a contenere il senso di solitudine epistemologica l’adolescente è costretto a porre il proprio sé al centro della vita.
L’adolescenza e la prima giovinezza sono caratterizzate dalla ricerca di un equilibrio dinamico che consenta una prima integrazione tra diversi sensi di sé.
L’impegno adolescenziale verso sé stessi, risultante dall’equilibrio dinamico tra la tendenza a decentrarsi dalla realtà e la quella a ricentrarsi su di sé, corrisponde a un processo di integrazione fondamentale, dal cui andamento ed esito dipenderà la direzionalità stessa che il resto del ciclo di vita individuale potrà assumere.
Giacoma Cultrera
L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.
Cara Jackie ti ringrazio per la grande mole di informazioni che questo articolo ci dona, ed è proprio un dono che si riceve quando si elaborano le informazioni da te fornite su questo argomento. Infatti la completezza dell’articolo ci permette di porre varie deduzioni: è fondamentale che i genitori nella crescita del loro figlio comprendono come sia fondamentale essere non solo presenti ma principalmente consapevoli del ruolo che si ha nello sviluppo ed equilibrio mentale del loro caro. Inoltre io ritengo che se la genetica sia determinante a stabilire i carati di questo diamante che è il figlio, è l’attaccamento a definire la tipologia della personalità . Sempre grazie 🙏 un abbraccio 🤗
Gentile Vitale, questo è un articolo che io reputo di pregio, perché cerca di spiegare secondo un’ottica costruttivi sta e cognitiva le fasi dello sviluppo secondo le teorie motorie della mente. I contenuti sono squisitamente epistemici. Non tocco argomento genetica perché l’ho fatto abbondantemente nei presenti articoli e post che ho pubblicato. Lo invito a leggerli. Si ricordi che la fisica ha dimostrato che vige in natura un principio probabilistico e non deterministico. Voglio dire che su 3 figli genitori con attaccamento disfunzionale ne avranno 1 schizofrenico, 2 depresso, 3 senza disturbi. Così come un ambiente genitoriale sicuro può se si intrecciano eventi di vita anche un figlio con problemi. Non dimentichiamo poi che tutto va immerso nella degradata società di oggi. L’articolo comunque è finalizzato a far comprendere una crescita progressiva del cervello e lo sviluppo della personalità scendendo nel dettaglio e rimanendo su fattori generali. Grazie.