Il Biofeedback
Ci sono dei meccanismi di autoregolazione dell’organismo che nell’uomo sono automatici, cioè esclusi dal campo della coscienza soprattutto per quanto riguarda le funzioni fisiologiche di base del sistema neurovegetativo, endocrino ed immunitario.
Il termine “biofeedback” sviluppato negli Stati Uniti significa “retro-informazione-biologica”, questo fa riferimento all’uso in terapia di una particolare categoria di strumenti elettronici, assolutamente sicuri per i pazienti perché a batterie. Questi strumenti consentono attraverso sensori di imparare a controllare funzioni corporee normalmente autonome.
Molto utilizzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale è il biofeedback dell’attività elettrodermica. E’ stato dimostrato che l’attività delle ghiandole sudoripare è rilevabile sotto forma di potenziale elettrico. In genere le strumentazioni che si tengono in studio rilevano la resistenza elettrica cutanea e riproducono un segnale amplificato che deve essere proporzionale all’input.
La registazione di questa attività avviene attraverso l’applicazione di elettrodi al cloruro d’argento, i quali rilevano la resistenza elettrica e la trasmettono alle strumentazioni che in questo caso emettono un feedback, che può essere visivo o acustico. In genere il GSR ci da una informazione del livello di “arousal” presente nel cervello e che negli stati patologici è quasi sempre alterato.
Il principale requisito di uno strumento di biofeedback è la sensibilità, cioè la capacità di riprodurre un segnale amplificato che deve essere proporzionale all’input. Più lo strumento è sensibile, maggiore è la selettività cioè la capacità di discriminare il segnale dalle interferenze. Questo è un dato importante a che ci si affidi a professionisti esperti di psicofisiologia e che siano in grado di gestire bene queste apparecchiature.
La registrazione di segnali biologici permette al paziente, guidato dal terapeuta di apprendere il controllo di quei segnali registrati utili ai fini della gestione di patologie come lo stato d’ansia generalizzato, l’attacco di panico, la balbuzie, la depressione e altri.
Esistono altri tipi di biofeedback come quello della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa. In modo particolare va sottolineato come sono state sviluppate apparecchiature piccole, compatte e molto affidabili. Vengono utilizzate con grande sucesso sia nei casi di infarto del miocardio che di ipertensione arteriosa essenziale.
Esiste anche EMG biofeeback, nel qual caso l’applicazione degli elettrodi è effettuata a livello dei muscoli da trattare. Nel caso psicologico rispondono molto bene a questi trattamenti tutta la vasta gamma delle cefalee.
Il biofeeback al di là delle sue impostazioni tecniche rimane uno strumento molto valido, ma non l’unico di utilizzazione, all’interno di un setting psicoterapico, perché è una tecnica, più valida di altre, per lavorare alla cura della patologia sino alla sua risoluzione quanto più rapida possibile.