Elementi epistemologici ed evolutivi del Cognitivismo della complessità
Secondo V. Guidano il comportamentismo, che rappresenta la prima reazione al circolo di Vienna, non nasce solamente come visione alternativa della psicologia alle teorie della psicoanalisi. Infatti, autori del calibro di W. James (1890), C.H. Cooley (1902) e G.H. Mead (1934), vissuti sempre nel primo Novecento, furono riscoperti unicamente dopo la rivoluzione cognitiva ed esattamente dopo l’introduzione della “teoria dei sistemi” applicata alla psicologia tra gli anni Settanta e Ottanta del medesimo secolo. Di conseguenza, il comportamentismo, nato prima di quegli anni, fu un tentativo da parte di molti scienziati di creare una scienza pura e oggettivata.
Per comprendere questo aspetto bisogna studiare la struttura dell’evoluzione della coscienza umana; infatti, molti autori ritengono che prima della scoperta della scrittura la coscienza fosse fondamentalmente collettiva, ciò significa che secondo tali studiosi non esisteva un senso di interiorità della coscienza. L’esaltazione dell’unicità individuale inizia con l’Umanesimo ed il Rinascimento, per continuare con Cartesio che pose il pensiero al centro dell’universo con il suo Cogito ergo sum e dopo con Kant, per il quale il pensiero è alla base della struttura della realtà stessa; infatti, riteneva che la conoscenza del mondo fosse il risultato dell’esperienza percettiva e categoriale della mente umana. La coscienza moderna nasce proprio con Kant.
Da un punto di vista storico il comportamentismo ha dimostrato sul piano psicologico ed epistemologico il primato dell’azione, tant’è che diede notevole importanza nel funzionamento mentale al ruolo della motricità e della corporeità. La crisi del comportamentismo iniziò negli anni Settanta del Novecento con Bandura che pose al centro dell’apprendimento l’imitazione ed il modeling. A lui viene attribuita quella che è indicata come Rivoluzione Cognitiva. Questi furono anni in cui si infranse una barriera ed iniziò l’esplorazione dell’interiorità. Nello sviluppo del Cognitivismo della complessità ritroviamo nel corso della sua evoluzione storica prima Simon che vide la mente come elaboratrice di informazioni e dopo Bruner, il quale sostenne che, a suo parere, la mente tende a essere costruttrice di significati.
Nel Novecento si verificò con le nuove teorie un grosso cambiamento nella fisica ed in ultimo nella psicologia. Infatti, già nel 1905 A. Einstein mise in atto questa rivoluzione che in fisica avvenne ad inizio Novecento, mentre in psicologia si verificò solamente negli anni Ottanta. Accanto a lui N. Bohr con le teorie degli aspetti ondulatori e corpuscolari della luce e tanti altri scienziati nell’ambito della fisica, chimica e discipline consimili hanno avuto a cascata effetti rivoluzionari sulla scienza e su tante altre discipline. Il circolo di Vienna, invece, alla luce delle nuove scoperte, continuò a seguire la teoria di un ordine univoco della realtà esterna, come sosteneva Bacone e dopo Newton, per i quali l’osservatore evince le leggi del mondo esterno attraverso un ragionamento logico-deduttivo.
Il cambiamento del sistema rappresentato da osservatore-osservato avviene proprio in questo passaggio dalla psicologia empirista a quella non empirica, tale cambiamento radicale è stato favorito anche da una convergenza interdisciplinare.
L’epistemologia è una branca della filosofia della scienza: oggi è considerata una disciplina autonoma e deve la sua nascita principalmente a Karl Popper che la definì “disciplina a se stante” e anche ad Eccles ((1977, 202,2005). Popper cercò di stabilire i criteri che differenziano una teoria scientifica da una di tipo metafisico, arrivando all’enunciazione del “principio di falsificazione”. Un grande contributo all’epistemologia è stato dato anche da Thomas Kuhn con l’opera La struttura delle rivoluzioni scientifiche del 1962. Per la prima volta, infatti, fu evidenziato come nell’evoluzione delle teorie scientifiche, massimo esempio di razionalità, erano in atto molti meccanismi che alla razionalità non appartenevano affatto. Su questi temi messi in evidenza da Kuhn si formò successivamente una scuola di pensiero, rappresentata da allievi di K. Popper tra cui Lakatos che li svilupparono ulteriormente.
Negli anni Sessanta l’applicazione della Teoria Generale dei Sistemi, da parte di Ludwig von Bertalanfly (1968) costituì con quello dell’epistemologia, un settore importante che trovò applicazione nell’ambito della prima e seconda cibernetica. Questo settore ha avuto grande rilevanza per i teorici che ne hanno fatto parte come Friedrich August von Hayek, che fu premio Nobel per l’economia nel 1974 e che rappresenta uno dei più brillanti studiosi dei fenomeni di organizzazione spontanea, della teoria dei sistemi complessi, dei loro aspetti evolutivi e, infine, di come si sviluppano e si organizzano. Per comprendere come avviene la percezione sensoriale formulò l’ipotesi, secondo la quale sarebbe stato presente nella mente un principio ordinatore dei dati che esperiamo e che egli chiamò principio dell’astratto. A suo parere il concreto presuppone l’astratto, in quanto rappresenta il livello gerarchico più alto dal punto di vista cognitivo e non come l’esperienza soggettiva induce a credere, cioè che il concreto sia al primo posto, mentre l’astratto sarebbe una sua derivazione. Il principio dell’astratto non rappresenterebbe un livello tacito, bensì è piuttosto un livello super-conscio, perché, a suo parere, dirige ed orienta i processi coscienti senza comparire in essi.
In questa interazione interdisciplinare una influenza fondamentale ha avuto anche Ilya Prigogine con l’opera Termodinamica irreversibile, pubblicato nel 1979. Ilya, premio Nobel per la chimica nel 1977, studiava gli esseri viventi, applicando le sue teorie fisiche e li rappresentava lontani dal punto di equilibrio. I sistemi lontani dal punto di equilibrio sono sistemi complessi come gli esseri viventi, invece, sono i sistemi inerziali ad essere vicini al punto di equilibrio da un punto di vista fisico.
Anche Jay Gould e Richard Lewontin furono due biologi che hanno sottolineato fortemente come l’evoluzione della vita sulla Terra seguiva la modalità di andamento dei sistemi complessi. Essi hanno dimostrato che l’evoluzione e la selezione così come descritta da C. R. Darwin era applicabile solo ad alcuni membri, ma non all’intera specie. Secondo questi autori la specie possiede alcune sue proprie evoluzioni profonde che originano dall’interno, le quali dipendono essenzialmente dalla sua coerenza interna di specie e non dall’insieme selezione naturale-ambiente.
Questo excursus storico ci serve per comprendere come, in base a certe scoperte scientifiche che partono dalla fisica e procedono a cascata su tutte le discipline della scienza, cambia agli inizi del Novecento la concezione delle precedenti convinzioni scientifiche, per poi far comprendere come muta il rapporto tra osservatore e sistema osservato, tra osservatore e realtà. Si comprende, in ultimo, che la realtà non possiede un ordine interno univoco in cui si trovano contenuti i significati delle cose.
Altri due grandi studiosi H.R. Maturana e F.J. Varela, che si sono molto occupati di questo aspetto dei sistemi autorganizzantesi, hanno descritto la realtà come un fluire continuo di perturbazioni, che hanno un andamento assolutamente caotico. All’interno di questa entropia qualsiasi ordine dato dal sistema è un ordine che proviene dal punto di vista dell’osservatore. Proprio per questa capacità degli esseri viventi l’atto di osservare è un atto di ordinamento, introduce regolarità al fluire degli stimoli e pone ordine nel caos. Essa è una proprietà intrinseca della nostra mente e di come noi vediamo la realtà. Non esiste più una oggettività assoluta come la fisica classica aveva sostenuto.
Queste scoperte impongono di non guardare più al singolo fenomeno, bensì all’organizzazione tra sistemi e sotto-sistemi che vanno a costituire l’intera entità. L’accento è posto sul divenire di un processo.
Il cognitivista system oriented dovrebbe cercare di comprendere il significato di base, perché quando ha individuato l’invariante del processo comprenderà i beliefs della persona e li prevederà. Può essere in grado di intuire anticipatamente le convinzioni, perché il sistema si basa su un principio di circolarità che indica come non esiste nella mente una linearità stimolo-risposta, poiché l’andamento della conoscenza è chiuso da un punto di vista organizzazionale. Nessun organismo vivente riceve passivamente informazioni dall’esterno: questo bagaglio di conoscenze si forma solo all’interno del sistema complesso. L’ovvia conseguenza di quanto esposto è che un terapeuta può mettere in atto un intervento relazionale indiretto, cioè può agire portando il sistema sull’orlo di uno squilibrio interno, il quale, a quel punto, riorganizzandosi si può modificare nel modo a lui più adattivo. L’introspezione, l’attenzione rivolta ai processi di coscienza porta ad un senso di annullamento della coscienza e conduce ad un dissolvimento delle caratteristiche continuative del Sé. Questo avviene anche nelle tecniche di meditazione, dove si arriva ad un senso di svuotamento, perché si perdono gli aspetti di transitività e di permanenza nel tempo. Comprendere questo fenomeno è molto importante perché, alcune patologie come la schizofrenia, presentano tali caratteristiche, in quanto molti aspetti della coscienza sono frammentati proprio per l’eccessiva attenzione rivolta al processo stesso del fluire e in esso disperdono le strutture di base del senso di unitarietà.
Il punto importante è comprendere che ogni organismo, all’interno di codesto fluire multidirezionale degli stimoli costruisce i suoi punti di riferimento spaziali, temporali ed esperienziali. A questi punti dà caratteristiche di stabilità, di permanenza nello spazio che gli consentono un’ubicazione costante di sé stesso e dei suoi rapporti con gli altri.
Giacoma Cultrera
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