Concettualizzazione e distacco dall’immediatezza esperenziale
Ho scritto in precedenti articoli che nel primate uomo l’emergenza del linguaggio, dal punto di vista filogenetico e dopo la trasposizione del suono articolato in un segno scritto, che poteva essere visualizzato e compreso, rivoluzionò l’evoluzione stessa dell’uomo. Infatti, si verifica, secondo V. Guidano, una separazione ontologica tra colui che conosce e ciò che è oggetto di conoscenza. Anche Havelock (1986) sostiene che il soggetto che si appresta a “conoscere” produce ciò che conosce e allo stesso modo del parlato richiede una realtà distinta dal parlante, quindi da colui che conosce.
Abbiamo appreso che il linguaggio sonoro coincideva fondamentalmente con l’azione. I primati dell’homo sapiens sono gli unici ad avere una vista “stereoscopica”, ciò significa che siamo co-costruttori dell’esperienza anche del mondo fisico in cui viviamo. Da ciò consegue che la priorità del mondo cromatico che ci circonda dipende dalla nostra modalità percettiva. Di conseguenza, se nell’ampio spettro delle tonalità cromatiche del verde, ad esempio, esiste una particolare ricchezza nel nostro cervello, questo dipende dall’apparato visivo dei primati stereoscopici progenitori, per i quali la distinzione tra le varie tonalità era fondamentale per la loro sopravvivenza essendo degli arboricoli.
Così, quando il linguaggio è scritto, è ontologicamente separato dalla persona che ha pronunciato le parole. Per la prima volta, grazie alla scrittura, nasce l’individuo!
Ong (1982) a proposito di questa separazione sottolinea come questo processo sta alla base della nascita del Self.
Con la nascita del mondo della scrittura si cominciano a differenziare i pensieri, i sentimenti, le percezioni, le sensazioni e si avvia un processo di riflessione metafisica che non trova riscontri precedenti.
Con l’emergere della scritturalità scompare il problema dei grossi “immagazzinamenti in memoria”, perché il linguaggio visualizzato si stabilizza e può essere conciliato con nuove capacità cognitive che si cominciano a strutturare come la concettualizzazione e l’astrazione.
Quando la parola è scritta è decontestualizzata! Ciò vuol dire che il suo significato rimane immutabile a prescindere dal contesto in cui è stata prodotta.
La scrittura risolve il problema dell’immagazzinamento, però ne crea un altro perché il testo deve essere interpretato. È così che è nato lo studio dell’interpretazione dei testi, i quali diventano quasi degli oggetti staccati da chi li ha generati.
La sequenza che impone la scrittura è una trama lineare, gli eventi diventano un susseguirsi di una narrativa strutturata, nella quale le proposizioni sono fortemente interdipendenti tramite connessioni logiche. In tal modo la sequenzializzazione scritturale, come la definisce V. Guidano, diventa cronologica.
È nel mondo della scrittura che si verifica il passaggio dalla poesia alla prosa, questo è il mondo in cui nasce la storia. I primi storici furono greci, come Erodoto e Tucidide, finalmente gli eventi potevano essere posti in una sequenza cronologica esatta, che diventò presto ordine causale.
Quindi la scrittura diventa rigidamente cronologica, causale e tematica!
Questo lo rileviamo facilmente se, andando a rispolverare i classici, proviamo ad osservare il passaggio dalla narrativa epica del mondo orale, dove il riferimento letterario per antonomasia è l’Iliade, al mondo scritturale che raggiunge una sua massima espressione nella stesura e messa in scena delle tragedie,dove nulla è lasciato al caso e nelle quali tutti gli elementi presenti nel primo atto vengono portati con una sequenzialità logica, inesorabile e tematica alla conclusione finale.
Naturalmente la sequenzializzazione esperita dai singoli membri deve essere condivisa e in accordo con l’esperienza del gruppo. Mentre nella narrativa epica non c’è linearità di vita, la narrativa storica deve essere sempre consona, corrispondente al modo di condividere la vita e l’esperienza del gruppo.
Scrive V. Guidano “Nello shifting tra oralità e scritturalità per operare con successo la mente ha bisogno di specifiche informazioni: emerge il parallellismo sequenziale che da luogo a una costruzione del mondo come configurazione di sequenze in termini di stabilità, prevedibilità e familiarità. Inoltre, sembra che l’organismo abbia bisogno di orientamento sia in termini di collocazione nello spazio e nel tempo, che in relazione al contesto sociale e agli eventi in corso”.
Nell’oralità c’è una difficoltà di integrazione e di discriminazione riferita a quello che appartiene al mondo interno rispetto a quello esterno come, ad esempio, nella narrativa del realismo magico. A dimostrazione di ciò alcuni autori fanno rilevare come le bouffeè deliranti del terzo mondo rientrano prima e sono meglio tollerate socialmente, perché non sono troppo divergenti dal senso comune, si differenziano solo quantitativamente. Nella schizofrenia la narrativa è caratterizzata da alterazioni spazio-temporali, tutto è vissuto al presente, e da decontestualizzazione.
Con l’avvento della concettualizzazione si verifica un sovvertimento dell’equilibrio uomo-natura, se nell’oralità l’uomo affermava la propria supremazia sugli altri animali, ora assoggetta la natura.
Il mondo della scrittura è la prosa, quello orale, invece, era il mondo della poesia, del ritmo, delle canzoni, delle danze. Il mondo della prosa è più compatto. L’alfabeto è stato inventato nel 500 a.C. tra Socrate e Platone. Negli ultimi anni della vita di Socrate l’alfabeto già esiste, ma il filosofo si rifiuta di usarlo. Infatti, in un passo del Fedro, scritto da Platone, Socrate dice “Fissare il linguaggio sarà utile ma porterà anche tante sciagure”.
Il passaggio successivo sarà lo sviluppo del metalinguaggio di significato. Nel mondo dell’oralità i verbi erano tutti d’azione, ora si verifica un arricchimento di verbi di pensiero, come opinare, congetturare, ipotizzare e tanti altri. Ciò significa che inizia l’esplorazione di un mondo sconosciuto: il mondo interno, ovvero l’interiorizzazione della coscienza e con essa lo sviluppo della concettualizzazione e dell’astrazione.
Aumentando la distinzione tra emozioni, pensieri, sensazioni si raggiungono livelli più elevati di astrazione e di categorizzazione. La riflessività facilita la crescita della coscienza spingendo il soggetto fuori dall’inconsapevolezza. La scrittura in tutto ciò è strumento della nascita della consapevolezza. Emerge gradualmente il concetto di individualità, per cui la persona acquisisce quella personalità, in base alla quale può da quel punto in poi esplorare e scoprire la propria esistenza.
Giacoma Cultrera
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