Il Falsificazionismo di Popper
All’inizio del XX secolo l’epistemologia empirica che generò l’empirismo logico su cui si basarono i contributi teorici del Circolo di Vienna inevitabilmente diede origine a reazioni sul piano filosofico. La rivoluzione la rileviamo nell’opera di sir Karl Popper. Rifacendosi a Hume, attraverso la sua “critica dell’induzione”, Popper creò una frattura con i principi dell’empirismo logico, rifacendosi all’antica tradizione del metodo ipotetico-deduttivo.
Pur essendo interessato ai problemi metascientifici, Popper non partecipò mai direttamente ai lavori del Circolo di Vienna, ma rimase in contatto con alcuni membri del Circolo per avere un proficuo scambio di idee.
Il giovane Popper cercava di stabilire una linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza. Nel 1919 assistette a Vienna ad un intervento di Einstein e fu affascinato dall’introduzione alla nuova fisica presentata da un grande talento della scienza moderna. In quello stesso anno Eddington presentava dei dati di osservazione, che confermavano le predizioni di Einstein sulla deflessione gravitazionale della luce. Se la luce è soggetta all’attrazione gravitazionale da parte di corpi di grande massa come il Sole, l’effetto può essere scoperto in occasione di eclissi totali di Sole esaminando la posizione delle stelle in cielo. Eddington diede sostegno alle “rischiose” previsioni fatte da Einstein cioè alle deduzioni della teoria generale della relatività, ossia che la luce è soggetta a minuscoli effetti gravitazionali.
Popper ha affermato che il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità, confutabilità o controllabilità (non la sua confermabilità).
Nel 1923 Popper cominciò ad interessarsi al problema dell’induzione, accettò la confutazione dell’inferenza induttiva da parte di Hume, ma rimase insoddisfatto dalla spiegazione data da costui sulla nostra inclinazione ad accettare le influenze induttive e lo spiegò con la “tendenza dominante” della filosofia della scienza del suo tempo.
Perciò, secondo il nuovo modello di Popper, la metascienza doveva mettere l’accento sulle procedure di falsificazione: si doveva dimostrare che una teoria era sbagliata, non che era corretta. La versione di metodologia ipotetico-deduttiva della scienza a cui il filosofo pervenne contemplava un metodo che egli stesso si trovò a definire “per prove ed errori”.
Se si considera l’arco della conoscenza si comincia con la valutazione di un problema, facendo delle congetture circa la sua soluzione. L’ipotesi proposta viene poi sottoposta ad un controllo rigoroso, cosa che viene fatta traendo le conseguenze logiche dell’ipotesi, la quale viene sottoposta alla prova dell’esperienza e sarà in grado di affrontare e spiegare in modo soddisfacente il problema. In tal modo è possibile dimostrare la “falsità” dell’ipotesi, ma non si può provare che essa sia vera in ragione della sua fallacia.
Popper scrive “Diciamo che una teoria è falsificata soltanto se abbiamo accettato asserzioni-base che la contraddicono. Questa condizione è necessaria ma non sufficiente; abbiamo visto, infatti, che gli accadimenti singoli, non riproducibili, non hanno alcun significato per la scienza…La considereremo falsificata soltanto se scopriamo un effetto riproducibile che confuta la teoria. In altre parole, accettiamo la falsificazione soltanto quando sia proposta, e risulti corroborata, un’ipotesi empirica di basso livello che descriva un effetto simile. Un’ipotesi di questo genere può essere chiamata ipotesi falsificante”. “Se certe asserzioni-base accettate contraddicono una teoria, riteniamo che offrano sufficienti ragioni per la sua falsificazione soltanto nel caso in cui corroborino, nel medesimo tempo, un’ipotesi falsificante”.
Popper riteneva che la scienza fosse in grado di fare asserzioni altamente falsificabili, cioè in grado di essere sottoposte alla prova dell’esperienza. In tal modo sarebbe stato possibile operare una distinzione tra scienza e pseudoscienza. Secondo il filosofo, infatti, nonostante il fatto che un metodo di confutazione porti lo scienziato più vicino alla verità, questa non potrà mai essere raggiunta.
Il falsificazionismo è strettamente legato alla comparazione sperimentale ed alla discussione critica di teorie in competizione tra loro.
Popper introdusse anche il termine di “corroborazione”, nel senso di “mancata falsificazione”. Ciò ci dice che una teoria che ha superato il controllo dell’esperienza è stata corroborata, perché tutti i tentativi di dimostrarne l’erroneità sono sino a quel momento falliti. Una teoria di elevata corroborabilità è una teoria altamente controllabile e di elevato contenuto ma di bassa probabilità. Perché si possa avere una corroborabilità elevata si richiede una bassa probabilità. In altri termini la teoria deve fare predizioni “rischiose” che possano essere falsificate facilmente: qualcosa di simile alla teoria della relatività di Einstein di contro alla psicoanalisi di Freud. Se una teoria diventa ben corroborata dall’accumulo di prove empiriche è presumibile che la probabilità di queste prove cresca.
Tutto questo comporta che la metascienza di Popper implica qualcosa di più della sola logica. Popper ritiene che esista un mondo reale esterno e che per mezzo della formulazione e di un controllo rigoroso delle ipotesi la scienza consenta agli esseri umani di acquisire gradualmente una conoscenza sempre più accurata di questo mondo reale. Egli, però, non sostiene che la formulazione e il controllo senza fine di ipotesi genereranno la verità o la certezza. Scrive, ancora, “La scienza non è un sistema di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (ἐπιστήμη): non si può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità… La concezione sbagliata della scienza si tradisce proprio per il suo smodato desiderio di essere quella giusta. Perché non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l’uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità”.
L’influenza di Karl Popper sulla filosofia della scienza del XX secolo è stata davvero considerevole. L’accento posto sull’esame critico delle idee gli ha permesso di esercitare un effetto benefico nella comunità scientifica.
Il falsificazionismo di Popper ricevette molte critiche in ambito filosofico e fu superato da nuove teorie, ma rimane innegabile il fatto ebbe il merito di introdurre un interesse nuovo per la sociologia della scienza con rinnovate epistemologie fondate su principi sociologici.
Infatti, alcuni prosecutori di questo nuovo approccio di studio in filosofia come Kuhn, Lakatos e Feyerabend che nel campo della metascienza hanno posto particolare accento sugli aspetti sociali della ricerca scientifica e, quindi, sulla dimensione sociale dell’epistemologia, ne sono esempio di grande valore.
Giacoma Cultrera
L’immagine di copertina è stata tratta da wikipedia.