La memoria I

La memoria rappresenta la capacità tipica dell’homo sapiens sapiens di ritenere una traccia di informazioni relative ad eventi, immagini, sensazioni, idee et. altro, di cui si è avuta esperienza e di rievocarle riconoscendole come stati di coscienza trascorsi. Da un punto di vista psicologico, accanto ai contenuti del ricordo episodico o semantico, vengono attivati un insieme di meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente richiamare le informazioni nella diade mente-cervello.

I metodi di studio della memoria son distinti in diretti e indiretti: i test che indagano il primo aspetto richiedono nella consegna al soggetto direttamente la rievocazione esplicita di storie, liste di parole, avvenimenti appresi in precedenza; quelli che appartengono alla seconda categoria non valutano esplicitamente la memoria del soggetto esaminato.

Ci sono test che si basano sulla rievocazione libera, per cui viene chiesto al soggetto di ricordare il materiale presentato dall’esaminatore senza vincoli nell’ordine di rievocazione. Se è stata presentata una lista di parole non viene richiesto all’esaminato di dovere ricordare l’ultima parola e la prima di queste al fine della valutazione. L’errore tipico in questi test è l’omissione di elementi presentati dall’esaminatore, più raramente i soggetti commettono errori di sostituzione o di intrusione di elementi.

Nei test di rievocazione seriale il soggetto deve nella rievocazione rispettare esattamente l’ordine secondo cui il materiale è stato presentato dall’esaminatore. In questi test viene registrato come errore anche un elemento ricordato in modo corretto, ma riportato nella posizione sbagliata.

Nei test per la rievocazione guidata il soggetto viene aiutato attraverso la presentazione di elementi (cues) collegati con lo stimolo da ricordare al fine di recuperare l’informazione.

Esistono, poi, delle prove di riconoscimento, che rappresentano un altro metodo diretto di indagine della memoria. In questo tipo di test il soggetto deve riconoscere un elemento che gli è stato presentato in un contesto spazio-temporale diverso e precedente. Tra i più noti ce ne sono due:

  1. Il primo ammette il riconoscimento “si “o “no”, nel quale il soggetto deve accettare o rifiutare l’elemento proposto come appartenente o meno al materiale presentato in precedenza.
  2. Il secondo è rappresentato dal riconoscimento a scelta multipla, in cui il soggetto deve scegliere l’elemento che è stato presentato più volte, già visto tra molti altri mai visti precedentemente, che sono definiti distrattori.

Nella valutazione di questo tipo di test bisogna considerare che ogni risposta, rappresentata dal “sì” o dal “no” espresso, può essere esatta o sbagliata. Infatti, il soggetto è nella condizione non solo di accettare un elemento quando esso è stato effettivamente presentato in precedenza o rifiutarlo quando non è mai stato mostrato prima, ma può anche accettare un fattore mai presentato o rifiutarne uno che, invece, faceva parte del materiale da riconoscere. Di conseguenza comprendiamo come in un test di riconoscimento possiamo avere 4 tipi di risposta (due corrette e due sbagliate). Spiegando meglio diciamo che possiamo riscontrare questa serie di opzioni:

  1. Risposta “si” ad un elemento effettivamente presentato in precedenza (risposta corretta).
  2. Risposta “no” ad un elemento mai presentato prima (rifiuto corretto).
  3. Risposta “si” ad un elemento mai presentato in precedenza (falso positivo).
  4. Risposta “no” ad un elemento presentato prima (omissione).

Nella memoria esistono altri tipi di riconoscimento non legati alla presentazione di un elemento in un determinato contesto; ciò significa che il ricordo è libero da qualsiasi riferimento spazio-temporale. Queste individuazioni sono denominate riconoscimenti categoriali e di identificazione. Nel primo caso il soggetto deve riconoscere un elemento che appartiene a una determinata categoria senza, tuttavia, doverlo individuare. Nel secondo caso l’esaminato deve riconoscere un oggetto, identificando quei fattori che lo differenziano da tutti gli altri elementi che appartengono alla stessa categoria.

Da quanto descritto deduciamo che una teoria esaustiva della memoria deve prendere in considerazione non solo gli aspetti situazionali ed episodici del riconoscimento, ma anche le diverse forme di organizzazione categoriale e relazionale.

A differenza di quanto è stato sopra descritto i metodi indiretti che testano la memoria non valutano in modo esplicito questa componente dell’intelligenza del soggetto, bensì si basano sull’esecuzione di compiti cognitivi che possono essere facilitati dal materiale presentato precedentemente. Si fa in modo nell’esaminazione che il soggetto in maniera implicita apprenda degli elementi sui quali la sua attenzione non è stata deliberatamente spostata. Questa ritenzione mnestica influenza il compito cognitivo principale che l’esaminato è chiamato ad eseguire. La facilità di esecuzione del compito cognitivo è la misura indiretta dell’esistenza di una traccia di memoria di un elemento appreso inconsapevolmente.

Per questo tipo di indagine sono stati standardizzati due paradigmi principali:

  1. Il priming di ripetizione, dove la presentazione di un elemento all’interno di una lista ne facilita il riconoscimento successivo.
  2.  Il priming semantico o associativo, dove la presentazione di un elemento (prime) facilita le risposte ad uno stimolo bersaglio se entrambi appartengono alla stessa categoria di oggetti o situazioni.

Al soggetto non vengono richieste risposte in riferimento allo stimolo prime, spesso è del tutto inconsapevole della sua presenza, ma la traccia mnestica lasciata dall’elemento da apprendere tacitamente è dedotta dalla facilitazione della risposta, che viene richiesta in modo esplicito al soggetto, sullo stimolo bersaglio; facilitazione che non viene osservata se lo stimolo è presentato in assenza di prime.

Nello studio della memoria a breve e a lungo termine esistono tutta una serie di test differenziati da somministrare. L’ipotesi teorica di diversi magazzini di memoria per l’una e per l’altra così come la memoria di lavoro la indagheremo adeguatamente in un articolo successivo.

                                                      Giacoma Cultrera

L’immagine di copertina è stata tratta da unsplash.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *