Le Dislessie
I principali disturbi relativi soprattutto al linguaggio scritto sono le dislessie e le disgrafie, che si riferiscono rispettivamente ai disturbi della lettura e della scrittura. Negli ultimi anni un gran numero di ricerche ha affrontato il problema delle dislessie perché sembrano offrire alla neuropsicologia la possibilità di comprendere anche i normali processi di lettura.
Le ricerche neuropsicologiche sulla lettura si sono spesso chieste se sia possibile che una lesione interrompa selettivamente una procedura o l’altra e quale quadro sintomatologico emerga nel caso di una lesione limitata alla procedura visiva o a quella fonologica (Caplan, 1992). Furono Warrington e Shallice, nel 1980, a proporre di suddividere i disturbi del linguaggio in base all’analisi degli attributi visivi della parola scritta e degli stadi successivi del processo di lettura. Così furono distinti in dislessie periferiche, quando si hanno disturbi nell’elaborazione visiva della parola, mentre le dislessie centrali furono clinicamente riferite alle difficoltà nell’elaborazione del suono.
Prima affrontiamo le dislessie periferiche, che sono tre: lettura lettera per lettera, dislessia da neglect e dislessia attenzionale.
La prima rientra nelle forme di dislessia senza agrafia, infatti questi pazienti riescono a scrivere normalmente, pur non essendo in grado di leggere ciò che hanno scritto. Essi leggono tentando di ricostruire la parola partendo dalle singole lettere che la costituiscono attraverso un processo lento ed elaborato. A volte anche l’attivazione di questa strategia risulta infruttuosa, poiché i pazienti non riescono a identificare le lettere. Molti autori ritengono che questi disturbi possono essere interpretati sia come alterazione del sistema visivo della forma della parola che come una disconnessione tra la forma visiva della parola e i sistemi di significato della parola stessa. La lesione in questi casi interesserebbe le regioni posteriori dell’emisfero sinistro.
La dislessia attenzionale riguarda soggetti in grado di leggere una parola ma non le lettere che la costituiscono. L’errore tipico è quello della migrazione di lettere, per cui, ad esempio, nel caso di win fed leggono fin fed. Questi disturbi sono stati interpretati come disturbi del controllo attenzionale nella modalità visiva, che rende possibile la selezione dello stimolo e della posizione spaziale da esso occupata, oltre che l’integrazione di queste diverse componenti del processo visivo.
Nella dislessia da neglect il paziente compie errori nella lettura delle parti iniziali (neglect sinistro) o finali (neglect destro) delle parole. Gli errori possono consistere in omissioni o sostituzioni di lettere. Il neglect sinistro è in assoluto il più diffuso. La rappresentazione sinistra della forma delle parole, degradata a causa del disturbo attenzionale, non permette il riconoscimento dei singoli grafemi e della loro posizione relativa rendendo così impossibile la lettura attraverso la procedura fonologica. Al contrario la rappresentazione degradata ha accesso attraverso la procedura visiva al bagaglio lessico-semantico e attivando la rappresentazione corrispondente ne permette il riconoscimento.
Le dislessie centrali, invece, riflettono un disturbo nell’analisi che è successivo all’elaborazione visiva della parola stampata e sembrano riflettere la perdita delle componenti centrali nel normale sistema di lettura. Esse sono tre: la dislessia superficiale, quella fonologica e quella profonda.
Nella dislessia superficiale il paziente non è più in grado di leggere le parole utilizzando la rappresentazione grafica globale di essa, può di contro farlo utilizzando la rappresentazione fonologica, cioè quel complesso di regole o corrispondenze tra grafema e fonema. Nelle lingue come l’italiano, in cui la trasformazione grafema-fonema permette di ricavare la perfetta fonologia e la corretta ortografia di qualsiasi stringa di lettere, il deficit può essere rilevato solo presentando parole la cui pronuncia non può essere così rilevata in tal modo. E’ il caso di parole uguali dove il significato cambia in base all’accento, ad esempio àncora e ancòra. Si ritiene che le lesioni riguardino il lobo temporale nella sua parte posteriore nell’emisfero sinistro.
La dislessia fonologica è quella forma in cui i pazienti possono accedere al lessico attraverso la procedura visiva, ma non possono farlo attraverso quella fonologica. Questi pazienti hanno maggiori difficoltà nelle parole in cui due o tre lettere formano un grafema rispetto a quelle in cui a ciascuna lettera corrisponde un grafema. Hanno anche difficoltà nella conversione dei segmenti grafemici in segmenti fonologici. Di conseguenza saranno in grado di produrre fonemi giusti, ma risulteranno incapaci di metterli insieme per formare una parola. In questi casi la lesione cerebrale è localizzata a livello del lobo parietale inferiore e della regione temporo-occipitale dell’emisfero sinistro.
La dislessia profonda sembra rappresentare una variante della dislessia fonologica, dove all’impossibilità di usare l’accesso fonologico si aggiungono disturbi di tipo afasico. Gli errori che commettono possono essere di tipo visivo (vino per vano), derivazionale (insegnante per insegnare) e soprattutto semantici. Quindi è facile che usino tigre per leone o terrore per paura. Gli errori diminuiscono con gli aggettivi, i verbi e le parole funzione (articoli, pronomi, avverbi preposizioni). Leggono meglio le parole concrete rispetto a quelle astratte. La teoria più seguita nell’interpretazione di questo disturbo è che si tratti di una dislessia fonologica complicata dalla presenza di disturbi afasici generali.
Appare evidente come in tutte queste forme la procedura lessicale o visiva, ossia la rappresentazione grafemica ottenuta grazie all’analisi percettiva della stringa di lettere attiva la corrispondente rappresentazione ortografica nel lessico ortografico di entrata. Attivata la rappresentazione ortografica il nostro cervello accede al sistema semantico, cioè al significato delle parole. A questo punto la parola viene riconosciuta e se il soggetto deve leggere ad alta voce, la rappresentazione semantica accede al lessico fonologico di uscita e a quel punto il soggetto sarà in grado di leggere la parola.
Giacoma Cultrera
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