La dipendenza da alcool
L’alcool è la sostanza di abuso più ampiamente disponibile e culturalmente accettata. Nelle società occidentali la maggior parte delle persone nel corso della vita, almeno il 90%, consuma alcool e ben il 30%, ma i dati sono in costante crescita, sviluppa problemi correlati all’abuso di questa sostanza. I problemi clinici che sviluppano questi soggetti sono legati agli effetti dell’abuso, della dipendenza, dell’intossicazione o dell’astinenza da alcool.
L’alcolismo è un disturbo di complessa collocazione nosografica: si riconoscono essenzialmente forme primarie e forme associate ad altre patologie psichiatriche. L’alcolismo provoca una serie di compromissioni in aree multiple del funzionamento della vita. Molto pesanti sono i danni che vengono provocati al cervello. L’etanolo, infatti, viene assorbito per diffusione semplice nel tratto gastrointestinale: circa il 25% a livello gastrico e la restante parte nella parte superiore del piccolo intestino. Raggiunge la massima concentrazione plasmatica in 30-90 minuti. Viene eliminato immodificato per via renale e polmonare in una percentuale molto piccola. Gli enzimi più importanti coinvolti nel metabolismo etanolico sono l’alcool-deidrogenasi (ADH) e l’aldeide deidrogenasi (AldDH). La principale sede dell’enzima citosolico è il fegato, altro organo coinvolto nelle devastazioni da alcool.
Il SNC subisce danni dall’alcool in maniera molto più marcata rispetto a qualsiasi altro organo. Reperti tomografici hanno mostrato perdite di sinapsi, neuronali e atrofia cerebrale con forte compromissione delle funzioni cognitive. Generalmente è accettato che l’etanolo induca una fluidificazione della membrana neuronale lipoproteica. Il risultato diventa l’incremento della rigidità della medesima e lo sviluppo di una certa tolleranza all’effetto fluidificante con effetti controversi e in parte sconosciuti, ma comunque tutti fortemente tossici nei confronti del cervello. Ci sono poi i danni indiretti connessi a fattori carenziali e denutrizionali, come l’ipovitaminosi. Ricordiamo che la carenza di tiamina è il fattore eziologico più importante nell’insorgenza della sindrome di Wernicke-Korsakoff, caratterizzata da lesioni ventricolari, dei corpi mammillari e lesioni a livello mesodiencefalico.
L’effetto sedativo dell’alcool e la sua facile disponibilità fanno sì che questa sostanza sia la più comunemente usata per ridurre l’ansia, la depressione, l’insonnia. Nei soggetti bipolari l’uso di grandi quantità di alcool spesso induce l’nsorgenza di un episodio maniacale. La dipendenza da alcool è prevalente nei soggetti con disturbi di abuso di altre sostanze.
I disturbi psichiatrici alcool correlati hanno da sempre rappresentato l’espressione clinica più classica e più nota della malattia alcolica, oltre ad essere i segni patognomonici delle fasi più avanzate e cronicizzate della malattia.
I quadri sindromici comprendono: intossicazione alcolica, astinenza alcolica, disturbo psicotico indotto da alcool con allucinazioni, disturbo psicotico indotto da alcool con deliri, disturbo anamnestico persistente indotto da alcool, demenza persistente indotta da alcool, disturbo dell’umore indotto da alcool, disfunzione sessuale indotta da alcool, disturbo del sonno indotto da alcool.
Oltre ai gravissimi danni cerebrali le lesioni sono estese un po’ a tutti gli organi, ma una sede di elezione rimane il fegato. E’ la sede preferenziale di metabolismo a livello epatico, come abbiamo accennato all’inizio, che spiega la frequenza elevata dei danni epatici nei soggetti alcool-dipendenti. La morte per cirrosi epatica è uno degli indici più spesso usati nella stima della prevalenza alcolica in una popolazione. L’alcool determina 3 lesioni progressive: inizialmente provoca la steatosi epatica, poi si passa all’epatite cronica ed, infine, alla cirrosi alcolica che porta alla morte.
A seconda delle fasi in cui il paziente giunge alla nostra osservazione bisogna agire disintossicando il soggetto, limitando le lesioni più acute, intervenendo in èquipe, per limitare i danni di tipo medico urgenti. Se si arriva in tempo si possono limitare i danni dell’alcool attraverso la disintossicazione e impostando una psicoterapia che ne faciliti l’adeguato reinserimento sociale, mentre vengono adeguatamente curate le patologie psichiatriche concomitanti per una definitiva stabilizzazione del soggetto.
Giacoma Cultrera
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